10 febbraio 2006

morì mio nonno che io stavo giocando con i soldatini sul pavimento, il capitano difendeva il suo reggimento, mentre mia madre piangeva la morte del padre...avevo più o meno dieci anni e la morte del nonno la vissi trasversalmente...nelle lacrime di mia madre capii che la perdita di un padre è come la perdita di un braccio...di una gamba...di una mano.
per me era come la perdita di un reggimento...la mia battaglia era persa, quella sera perdemmo tutti...nonno compreso.

Lo scorso anno ho visto sparire la nonna e pochi mesi fa l’altro nonno...io c’ero, c’ero sempre. Li ho visti sparire, li ho vegliati, ho tenuto le loro mani calde... nello stesso campo di battaglia mi ritrovo sempre a contare i superstiti, vivo tutto come allora, mentre i miei soldati lottano in prima fila io sto seduto a pensare a quanto sia pesante la perdita di un reggimento di affetti.

Il mese scorso un mio caro amico ha perso il fratello, il mio allenatore ha perso lo zio e oggi un altro mio caro amico ha perso il padre.

I reggimenti se ne vanno...cadono sotto il fuoco nemico...il pavimento si fa ghiacciato, soprattutto d’inverno e allora mi alzo e scrivo.

scrivo una lettera
chiedo rinforzi.
chiedo aiuto.

qui stiamo cadendo ad uno ad uno.

non riesco a togliermi dalla testa il pensiero d’aver perso i miei uomini.

Guardo mia madre che è rimasta senza genitori, senza braccia, senza gambe eppure cammina eppure mi abbraccia ancora.
Guardo mio padre che ha perso un braccio eppur continua a vivere.
Guardo il mio esercito senza braccia e senza gambe eppur continua a lottare.

Penso a voi
mutilati negli affetti
eppur vivi

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