21 agosto 2006

TERAPIA

basta sapersi aiutare,
sapersi ascoltare,
sapersi far da mangiare,
sopravvivere a se stessi è l'ostacolo più grande da oltrepassare
...quasi come trafiggersi con un lama il petto
e guardarsi sanguinare allo specchio.

Porto a spasso il mio corpo,
lo faccio dipingere,
gli faccio piantare chiodi,
gli faccio fare buchi con il trapano,
il pennello non trattiene più il colore
che mi cola sulle mani,
sui vestiti, sui piedi.

ho finito le parole,
corro al buio anche se stremato,
cerco il limite,
il limite delle forze e corro più forte,
più forte ancora sempre di più
fino a che le gambe non iniziano a tremare
e mi sdraio ascoltando il cuore in gola.
non desidero mangiare
come mi capita nei momenti in cui mi sento bene...
corro senza pensare...corro e basta.
mi basta arrivare al limite
farmi una doccia
sedermi e aspettare che gli occhi si chiudano
stanchi di piangere

16 agosto 2006

TERAPIA

fino all'ultima goccia di sangue.
fino a che le forze non mi mancano sposto mobili, pulisco pavimenti, riempio scatoloni di libri, vado in collina a cercare mobili vecchi, mobili usati, con cinque euro mi faccio una libreria, mangio tardi e anche quando sono stremato gli occhi non mi si chiudono. mi alzo nel mezzo della notte e schiaccio le zanzare...ieri ho contato anche 48 mosche. passa il tempo, tra una pennellata e l'altra passa il tempo e io sono di 10 giorni più vecchio e ho 2 stanze colorate di nuovo. sta finendo tra le lacrime questo maledetto Agosto. finirà. poi qualcos'altro inizierà. sembra non finire mai questo percorso ad ostacoli, ogni giorno un ostacolo nuovo da oltrepassare. raccatto roba per riempire casa, butto roba per cancellare i ricordi. butto, butto scatoloni di roba. riempio i bidoni e mi sento più leggero.

solo se mi fermo piango,
e allora continuo imperterrito,
frenetico, mi muovo,
spazzo in continuazione,
lavo i piatti pur avendo la lavastoviglie,
pulisco i vetri mentre piove...

faccio il letto mentre dormo.

11 agosto 2006

TERAPIA

10 agosto 2006...che cos’ho in più , che cos’ho in meno.
in più un figlio meraviglioso di due anni e otto mesi, in più un matrimonio iniziato e dopo cinque anni finito. ho vissuto tutto questo, il rammarico di non averci provato non ce l’ho, il rammarico di non aver mai spento il cuore non ce l’ho e non l’avrò mai. mi sono sempre spinto al limite del mio sentire ma non per egoismo ma per il rispetto che ho per me stesso, questo ha fatto passare il tutto per puro egoismo, sembra che io non abbia pensato a ciò che mi ruotava attorno...un figlio, una casa, una moglie, un lavoro, una vita insieme, un futuro...tutto. sembra che un uomo possa rovinare tutto per puro egoismo, tutto a tal punto da convincersi di averlo fatto per il rispetto che ha per se stesso e di conseguenza per gli altri. sembra questo. sembra facile ammettere di essersi innamorati di un’altra persona che non sia la propria moglie, sembra semplice il solo pensarlo, semplice il solo dirlo all’altra persona. sembra tutto semplice e invece no, non lo è...per questo si varca la soglia e si vive, si sopravvive anche a se stessi, in certe situazioni si mente a se stessi e quelli sono i momenti peggiori...gli attimi in cui ci si rende conto di essere più cose allo stesso tempo, ci si rende conto di avere più ostacoli da superare di quanti non si potesse immaginare, ci si rende conto di essere vulnerabili, fragili, bisognosi di attenzioni, in bilico con una valigia di perchè senza risposte. grandi quando grande non si vede neppure il proprio padre, grandi in un mondo di piccoli o piccoli in un mondo di grandi. subentra l’istinto di sopravvivenza che nel mio caso mi porta a scrivere ovunque comunque, su fogli, foglie, tavoli e tovaglioli. la terapia avrà il suo effetto quando le palpebre non avranno più la forza di stare aperte, quando si finirà l’inchiostro, quando il cuore smetterà di battere a singhiozzo. E’ uno stato d’ansia, una paura di fondo quella che mi fa sbagliare le uscite in autostrada, qualla che mi fa dubitare sul mio istinto di sopravvivenza. 10 agosto e faccio il conto delle mancanze, dei vuoti cronici e ai soliti si è aggiunto il vuoto che mi lascia mio figlio ogni volta devo separarmi da lui, il vuoto di una realtà che lascia poco spazio all’immaginazione, pochi spazi, poche virgole e tanto silenzio...tanta solitudine, tanti film guardati al cinema in compagnia del mio zaino, tanti km in macchina passati in compagnia del mio seggiolino.

sono andato oltre, oggi mi sono spinto oltre, ho girato sotto la luna a fari spenti in campagna, ho spento per l’ennesima volta il cuore e ho annusato il mio odore, quello che ho nel dorso del polso...tra i peli delle braccia. Oggi ho cercato l’ennesimo appiglio. non devo pensare al male che mi trafigge, non devo pensare al male, non devo pensare al natale passato da solo, all’ultimo dell’anno passato sul divano da solo. non devo pensare che il mio bimbo voglia vedermi. devo pensare che il mio bimbo cresce forte anche in mia assenza, devo pensare che neanche il miglior padre può esserci sempre, devo pensare che c’è chi lavora lontano da casa e torna solo il fine settimana, non devo pensare alla fatica di crescere un bimo da solo, niente, non devo pensare. devo vivere e lasciarmi vivere, devo camminare e guardare, devo parlare, devo scrivere, anche banalità ma devo scrivere, parlare, fare, costruire. tutto deve cominciare a scivolare.

sto andando oltre, oltre all’egoismo, oltre la rabbia, oltre l’istinto che mi porterebbe a menare le mani in modo sconsiderato, vado oltre, mi allontano, urlo la mia rabbia, la mia delusione, la mia paura e aspetto che passi, aspetto che si cicatrizzi il buco allo stomaco...poi tornerò a vivere.

le braci dell’inferno mi hanno bruciato l’anima.
voi che state nuotando in alto mare,
che avete le pelli nere bruciate dal sole....

tenetemi un posto
prima o poi arriverò anche io.

09 agosto 2006

TERAPIA

la cronaca scontata di una fine annunciata. forse nascerà un nuovo fiore. concimo il terreno, lo bagno, magari nasce qualcosa di buono. dovrei essere più cinico mi ripeto, dovrei calcolare più cose, salutare di meno, essere meno disponibile, meno cortese, meno gentile, meno ossequioso, meno speranzoso. dovrei mettere parecchi punti alla mia vita, poi mi accorgo di mettere fin troppi punti ma poche maiuscole e allora niente ha più senso, nemmeno il punto. Ieri ho guardato la mia rubrica telefonica e uno ad uno ho chiamato tutti, tranne i parenti che sono andato a salutare l'altro giorno dopo 9 mesi, era dal funerale di mio nonno che non mi facevo vedere. ho chiamato tutti...quasi tutti...una ventina di persone, forse trenta...ho chiamato tutti tranne te.

ieri notte la luna era piena e seduto sul bordo in mattoni del castello guardavo, pensavo, ti pensavo come un pirla immobile con i piedi a penzoloni. che fine sarà? che inizio sarà?. dove cazzo sto andando a finire? almeno non piango mi dico. patetico e pirla bevo il secondo coca e havana con la cannuccia. ho troppi dubbi, troppe paure, non so se pensarti, cancellarti mi viene difficile, ci provo....ma mi viene difficile, non ho un mare in cui bagnare il mio corpo, ho una scrivania su cui pigiare questi bottoni, una casa da tornare a riempire, un bimbo da crescere e amare. ma io? io? io?

per me cosa rimane? una casa? dei mattoni? un letto? un tappeto? mi viene da dire, chi se ne frega, poi ci penso e dico che una casa part-time è sempre meglio di una non casa. una casa mezza vuota è meglio di una non casa, un letto matrimoniale mezzo vuoto è meglio di un non letto.

Ieri sera ho corso al campo da calcio, le gambe faticavano ad alzarsi, ridevo mentre correvo, mi facevo schifo talmente ero ridotto male, mi trascinavo senza voglia, senza forza. alla prima goccia di sudore mi sono gettato a terra, braccia aperte a guardare il cielo pieno di nuvole in corsa.

la casa part-time dei miei genitori ieri non aveva l'acqua calda, la sfiga vuole che proprio ieri che dovevo fare la doccia dai miei l'acqua era gelata. ho provato a telefonare all'altra mia casa part-time ma nessuno ha raccolto il mio SOS, così mi sono congelato ma almeno mi son lavato, non faccio che ripetermi che...è meglio una doccia anche ghiacciata che una non doccia.

mangio nel totale silenzio accanto a mio padre che appena comincia a parlare riesce solo a dirmi, ciao. stasera nessuno esce con me, ho raccolto trenta..."grazie ma stasera non posso"....così vado da solo, io e il mio seggiolino, andiamo a farci due risate. mentre guido guardo le mie mani sul volante e penso a te, penso a te ogni mattina, ogni pomeriggio, ogni sera, ogni notte prima di chiudere gli occhi.

non so se ne vale la pena, non so se meriti un mio pensiero, non so più niente, non so dove sei, cosa fai, con chi sei, se mi pensi, come mi pensi, a cosa pensi. rimango per l'ennesima volta nel silenzio più assoluto in cui le lettere compongono parole senza senso. castelli di parole, pensieri senza fondamenta.

mi fai vivere così. vivo così. fino a che non vedrò con i miei occhi non sarò in grado di spegnermi.
dovrò spegnermi io, come ho sempre fatto. tu non hai il coraggio di farlo, non hai il coraggio di guardarmi se non lo faccio io, non hai avuto il coraggio di cercarmi, non hai avuto il coraggio di fare niente. sei riuscita solo a scappare...questo non so se lo dimenticherò, questo è il male più grande.

da due settimane è iniziata la terapia

02 agosto 2006

deliri di onnipotenza.

nessuna parola, nessuno sguardo, niente.
il solito silenzio,
il solito maledetto silenzio.

ti ricorderò per quello.
codarda
e silenziosa,
senza parole da dire in faccia.
senza coraggio.

rimani con il tuo istinto di sopravvivenza
che se ti stanchi puoi sempre chiamare
voglia di cambiare
voglia di provare nuove esperienze
voglia di sentirti sempre e comunque al centro di tutto e di tutti.

sono disgustato
di tutto e di tutti.

mi hai lasciato un bel regalo

01 agosto 2006

1000 km

un cumulo di parole. lacrime alla deriva si mescolano alla sabbia...alla rabbia. sono colpito su più fronti, barcollo. nel buio gli occhi non fanno che sforzarsi di vedere ma è meglio chiuderli. aspetto il giorno, la luce e le parole dolci, piedi da intrecciare, mani da sfiorare. aspetto ma non ho più tempo, a volte mi manca anche la forza e talvolta anche la voglia di capire, non riesco più a capire. devo pensare a me e a questo cumulo di parole alla deriva. se ne vanno e io non faccio altro che cancellare, vado indietro e cancello, vado avanti ad occhi chiusi. non ho pensieri da dedicare a nessuno. non ci riesco più.
lavo i piatti e piango, penso a quelle parole, parole di un piccolo uomo, parole di una piccola donna e non faccio che piangere ogni volta che lavo i piatti. basta non ne posso più, è come tagliare la cipolla. non ne posso più, piango con un groppo in gola. scarico il mio piccolo, vedo la sua testolina sparire e non mi rimane altro che spegnere il cervello, spappolarmi per l'ennesima volta il cuore. la domenica sembra non finire mai. per fortuna che trovo un distributore aperto, faccio il pieno di metano.

ho gli occhi gonfi, il serbatoio di lacrime è in riserva. vaffanculo, l'ennesimo vaffanculo.

gli orari sono: dal lun a sab dalle ore 8:30/13:00 poi dalle 14:30 alle 20:30
la domenica dalle 15:30 alle 20:30