25 giugno 2007



mi crepano le labbra dal tanto pensare, dal tanto respirare. respiro profondamente, raccolgo il fiato dall'addome che gonfio sembra esplodere, respiro, respiro e mi lascio bruciare i polmoni. Sono io. sono rimasto io. Felice di esser rimasto solo. Felice delle mie verità, della mia onestà, della mia sincerità, felice di essere diventato un po' più grande, un po' più vecchio, felice di aver scoperto la mia barba imbiancare, felice di trovare capelli bianchi sulle mie tempie, felice di vedermi allo specchio diverso, felice di aver vinto tante battaglie sputando sangue, mai mi sono arreso a me stesso, mai, oggi sono più cose in un sol corpo, sempre di più, sempre più chiaro, sempre più sincero, sempre di più. Mi annuso le braccia e sorrido al sole. le montagne sembrano non finire mai. un segreto piccolo che ho imparato anni fa mi sarà di molto aiuto oggi. non mollare mai, mai, nemmeno un secondo, in salita è vietato mollare, vietato smettere di spingere, vietato, in salita è vietato avere cali o cedimenti altrimenti si torna indietro e quello che io voglio oggi è andare avanti e avanti andrò. oltre le buche che ho incontrato, oltre alle false indicazioni stradali, oltre tutto...e quando il cartello segnala 5 km allo scollinamento io continuo a spingere fino a che non vedo la vallata. quello l'ho imparato anni fa quando a metà salita mi sono detto per un secondo "non ce la faccio" e sono crollato tornando indietro, è bastato un secondo, un maledettissimo secondo per buttare all'aria tutto, oggi spingo senza voltarmi, seguo il mio battito, il mio respiro e non mi mi volto mai, spingo e basta fino alla cima. Attorno sento solo profumi di grano tagliato, il sudore mi cola sugli occhi si mescola alle lacrime...sta arrivando la discesa, la tanto attesa discesa. il contakilometri segna 69km/h, sto praticamente volando su un centimetro e mezzo di ruote, volo e penso a mia mamma, a mio nonno che non c'è più, penso alle cose più assurde mentre scendo, mi capita spesso così. Dopo un sforzo immane mi ritrovo a godere della discesa pensando a chi non c'è più, a chi non sta bene, a chi mi manca. sono triangoli di parole che chiudono perimetri di pensieri che sfuggono, in discesa riunisco il gregge di parole, riordino i pensieri, le mancanze, le assenze. Sono il mio pastore, mangio una pesca e due albicocche sotto un albero e aspetto che le mie parole trovino lo spazio necessario per scriversi, per cibarsi, per sfamarsi, brucano in campi assolati, in deserti di psicotiche paranoie, mangiate, mangiate miei pensieri, mangiate tutto, anche i ricordi, mangiate tutto riempitevi la pancia....quest'anno la transumanza la faccio io, su queste colline, attraverso fiumi ghiacciati con la mia bici in spalla, mi bagno i piedi e bevo, mi brucio le spalle e riparto per poi finire a tavola con due vecchi dalle mani segnate, mangio pesce e condisco l'insalata ascoltandoli parlare di tempi passati. le unghie nere e il diameto impressionate dei loro pollici mi spaventa, chissà quanti forconi di paglia hanno sollevato, chissà quante martellate hanno dato, quante volte hanno sanguinato e chissà quanto sole, quanto sudore, quante parole, quanto tanto, quanto tempo. quanta paglia. la paglia lascia passare l'aria, l'aria da respiro ai miei pensieri per questo dormo al sole con la faccia nascosta dal mio cappello. risalgo in bici e vado via. io e me. io e me. io e me. io e me. io e me. io e me.

Nessun commento: